Da "Linee di metodo per la riqualificazione antropica ed ambientale dell’Agro Caiatino"
dell’Architetto Amalia Gioia
"La Chiesa di S.Maria a Marciano è sorta nella zona in cui era ubicata la villa della famiglia patrizia dei Marciano, come dimostra il cippo sepolcrale inglobato nel muro laterale della chiesa che, attualmente, si affaccia nel cimitero comunale.
La notorietà della chiesa di Santa Maria a Marciano si diffuse in tutto il territorio caiatino dopo il mille, tanto che Urbano II, il Papa francese che incoraggiò Pier l’Eremita a predicare per la prima crociata, recandosi a Caiazzo nel 1009, si fermò per più giorni, con tutto il suo seguito, proprio nell’eremo annesso alla chiesa.
Altro più chiaro ed espresso segno dell’importanza che la chiesa andava assumendo sul territorio è la donazione di 13 moggi di terreno fattole da Rainulfo II, Conte di Caiazzo.
Poco dopo il 1330, la chiesa di Santa Maria a Marciano fu ricostruita nel medesimo luogo ove sorgeva l’antica, ma di proporzioni più vaste e con un’architettura più armonica rispecchiante in tutto i caratteri della scuola gotica angioina.
Secondo la tradizione, la chiesa fu ricostruita da un capitano francese che, dopo un aspro combattimento in cui più volte si era trovato a contatto diretto con la morte, volle sciogliere il voto fatto alla Madonna nella situazione di pericolo. La chiesa ricostruita emula, per quanto di proporzioni molto modeste, le grandi consorelle gotiche della stessa epoca che erano sorte a Napoli per volere di Roberto d’Angiò e della consorte, la regina Sancia d’Ungheria, quali S.Eligio, S.Chiara e S.Domenico Maggiore.
Oggi la chiesa, dopo il sostanziale intervento del 1600 e di un altro databile tra la fine del secolo scorso e l’inizio del XX secolo, si presenta costituita da un’unica navata con transetto e di un coro quadrato con due cappelline laterali.
Le volte che compongono le due cappelle della navata e quelle del transetto, del coro e della cappellina sono a crociera ogivale con costoloni molto sporgenti. La navata ha come unità di rapporto il quadrato, che si ripete due volte in essa e tre volte nel transetto. Il coro è anch’esso costruito su pianta quadrata; forma, questa, che, quantunque sia molto rara nelle chiese gotiche, dove prevale la pianta poligonale, è comunissima in quelle di minore importanza.
Le pareti del coro e quelle delle cappelline conservano, in parte, in buono stato gli affreschi del 1334 (i quali risentono dell’influenza senese) e quelli del Quattrocento (espressioni dell’arte toscana e dei grandi maestri fiorentini).
I pilastri originari della chiesa sono oggi inglobati nelle murature di robustamento, eseguite nei primi anni del Seicento. Rimangono a vista le due colonne di pietra che sostengono il grande arco del coro. Quella di sinistra porta inciso a grosse lettere, nella parte superiore, il numero romano VI: si tratta, infatti, di una colonna miliare che indica la distanza di sei miglia tra Caiatia e Capua. L’altra colonna, anch’essa risalente al periodo romano, ha invece funzione commemorativa in quanto, nella parte inglobata nel muro porta scolpita un’epigrafe. La speciale forma della colonna fa ipotizzare che essa fosse stata posta dai caiatini lungo la già citata "Via Consolare" a ricordo di un importante avvenimento.
La colonna dedicata a Costantino implica due ipotesi: o che Costantino, venendo da Capua, abbia preso a percorrere appunto il tratto di strada che da Telese passava per Caiazzo, oppure che, dimorando a Capua, si sia recato anche a Caiatia.
La chiesa è preceduta da un pronao piuttosto ampio, di forma leggermente rettangolare con volta a crociera impostata su quattro archi a tutto sesto che poggiano su pilastrini quadrati.
Il portale, pur appartenendo alle forme gotiche, si discosta dai tipi più comuni in modo da potersi considerare quasi un tipo raro, se non addirittura unico nel genere."
Da "Linee di metodo per la riqualificazione antropica ed ambientale dell’Agro Caiatino" dell’Architetto Amalia Gioia.