I Romani

Da "Linee di metodo per la riqualificazione antropica ed ambientale dell’Agro Caiatino" dell’Architetto Amalia Gioia

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Descrizione

Il territorio pianese, dal quale Caiatia trasse per lunghi secoli raccolti agricoli, costituisce la parte meridionale dell'Ager Caiatinus che, tra il 133 ed il 121 a.C., fu interessato da un'operazione di centuriazione attribuita, dagli autori dei Liber Coloniarum, all'iniziativa graccana.

Come era nella logica insediativa romana, l'urbanistica venne sviluppata nella zona pianeggiante del comprensorio caiatino, cioè nel territorio pianese, più adatto ai traffici carrabili ed alle caratteristiche tipiche degli insediamenti capitolini.

La pace conosciuta durante la dominazione romana diede nuovo impulso ai traffici ed ai commerci con la conseguente massiccia frequentazione della 'Via Consolare" che, attraversando da Est ad Ovest il territorio pianese, collegava la città di Caiatia a quella di Capua, dove si ricongiungeva alla Via Appia che a sua volta permetteva di raggiungere la capitale dell'Impero.

Lungo la Via Consolare, che attualmente possiamo individuare in quel tratto di strada statale che dal Bivio di San Vittore conduce a Santa Maria Capua Vetere, sono venute alla luce colonne miliari con epigrafi inneggianti a consoli e ad imperatori di Roma ed indicanti distanze tra Caiatia e Capua nonché ruderi di terme e di ville appartenute a famiglie patrizie romane.

Una di queste ville (se non proprio una piccola cittadina) sorgeva nella contrada di Marano, dove arrivava un acquedotto di travertino, nascente dalle falde di Monte Santa Croce. Ad esso si riferisce una epigrafe di età graccana, nella quale si parla di un'acqua ufficialmente dichiarata presso il pretore urbano "Quintus Fulvius", dimostrando così l'ingerenza di natura giurisdizionale dello stesso nella regolamentazione delle acque.

Lungo la Strada Statale 87 Sannitica, vicino al cimitero comunale, sono invece i resti della villa appartenuta alla famiglia Marciano, imparentata con il pretore Gavio, la cui esistenza è oggi testimoniata dal cippo sepolcrale inglobato nella mura della chiesa di S. Maria a Marciano. La breve epigrafe, corrosa ormai dal tempo e dagli agenti atmosferici, prova che il cippo sepolcrale era stato innalzato a Cecina Marciano, morto all'età di 10 anni. 10 mesi e 12 giorni, dal padre Cecina Giocondo.

Pochi metri separano il sepolcro dal luogo in cui furono ritrovati, con gli scavi del 1882, due piccole vasche in mattoni e le tracce di una conduttura d'acqua, relative ad un edificio termale, la cui ristrettezza permette di affermare l'appartenenza alla villa Marciano.

Poche centinaia di metri da questa villa, in prossimità della già citata "Via Consolare", sono i resti di quello che storici locali definirono il monumento sepolcrale del grande console e dittatore romano, Aulo Attilio Caiatino.

Contrariamente a quanto vuole la tradizione, sempre gelosa custode delle più sacre ed illustre memorie patrie, i recenti scavi del 1991 hanno dimostrato che tali resti non sono altro che avanzi di una cisterna pertinenti sicuramente ad una villa. Il sondaggio archeologico, vanificando tutte le congetture e le certezze della letteratura locale, ha permesso pertanto di ipotizzare in concomitanza con quanto sostenuto da Cicerone nel "Tusculane", che le spoglie dell'insigne uomo sono contenute nel monumento innalzatogli dalla Roma repubblicana fuori Porta Capuana. Ciò, comunque, non toglie gloria ed onore al generale, che è ritenuto dalla tradizione locale un autentico caiatino, per cui la sua ascensione alle supreme cariche di Roma proverebbe lo splendore e l'importanza della città di Caiatia nell'ambito dell'Impero, nonché la tesi del municipio con diritto di suffragio. E' anche possibile però che la famiglia degli "Attilii" non fosse originaria del posto, ma avesse solo dei possedimenti nel caiatino, tuttavia anche questa peggiore ipotesi proverebbe l'amenità e l'importanza del luogo al punto che un così valoroso uomo lo avesse scelto per edificarvi una residenza.

La condizione di sfruttamento imposta da Caiatia sulla verde ed ubertosa valle delimitata dal fiume Volturno, dovette rimanere inalterata anche quando crollò la potenza dell'Impero Romano ed iniziò un nuovo periodo di buio e di terrore, dovuto alle incursioni barbariche.

La frequentazione umana certo non si interruppe in questi anni, ma la documentazione riappare solo dopo un lungo periodo e riporta al X secolo. Infatti, nella celebre Bolla di Gerberto, Arcivescovo di Capua, che reca la data del I' novembre 979, tra le chiese della diocesi caiatina sono menzionate anche quella di San Donatus in Ceparano, San Victor in Persoli, San Nazarius in Crispianisi, Santa Maria in Marciano, S. Petrus, S. Laurentius in Liczanu. Tale documento, pertanto, consente di affermare che alla fine del X secolo sul territorio pianese esistevano almeno cinque borghi rurali, sorti ciascuno intorno ad una chiesa.

Crispianisi, vicino Monte Mesorinolo; Ceparano, non lontano dall'attuale centro abitato, sulla sinistra della strada che conduce a Capua; Liczano, l'attuale contrada Polizzano, all'estremità occidentale del perimetro urbano; Marciano, facilmente individuabile visto che ancora oggi si conserva la Chiesa di Santa Maria detta appunto "a Marciano".

Parte di questi villaggi si impiantarono lungo la via consolare, che consentiva ancora il collegamento tra Caiazzo e Capua, rimasta il vero nodo viario dell'intera Campania, mentre altri sorsero nelle vicinanze delle ville di epoca romana.

Un'altra aggregazione sarebbe poi avvenuta all'ombra del monastero di Santa Croce, Montus Vernae, costruito nel periodo di tempo che corre tra il 979 ed il 982 per volere del conte Landolfo, già principe di Benevento e successo al padre nella Contea di Capua.

Da "Linee di metodo per la riqualificazione antropica ed ambientale dell’Agro Caiatino" dell’Architetto Amalia Gioia

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Pagina aggiornata il 26/08/2023